Il Post Impressionismo è un termine convenzionale, usato per individuare le molteplici esperienze figurative sorte dopo l’impressionismo. Il denominatore comune di queste esperienze è proprio l’eredità che esse assorbono dallo stile precedente. Il postimpressionismo, tuttavia, non può essere giudicato uno stile in quanto non è assolutamente accomunato da caratteri stilistici unici. Esso è solo un’etichetta per individuare un periodo cronologico che va all’incirca dal 1880 agli inizi del 1900. In questo periodo vengono superati alcuni concetti dell’Impressionismo, come la tecnica dell’en plain air, preferendo invece effettuare gli studi del disegno all’interno del proprio atelier; presenta inoltre la tendenza a cercare la solidità dell’immagine, la sicurezza del contorno e la libertà del colore.
Da questo momento in poi gli artisti non rappresentano ciò che vedono, non rappresentano più la realtà, ma solo le loro sensazioni. Questa tecnica di tirare fuori ciò che si ha dentro usando la tela come tramite anticiperà fortemente l’espressionismo. Questa volontà è influenzata anche dalle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche che portarono alla nascita della fotografia e del cinema. La civiltà occidentale diviene sempre più una civiltà delle immagini ma, paradossalmente, la pittura in questo processo si trova a svolgere un ruolo sempre più marginale. Diviene chiaro che la pittura non può più competere con la fotografia nella rappresentazione della realtà e per questo motivo, partendo dalle radici dell’impressionismo, i pittori non cercano più di riprodurre la realtà, ma di comunicare una sensazione. In questo breve periodo tali premesse porteranno ad una rivoluzione totale nel campo dell’arte che sfocerà, con la nascita dell’astrattismo, ad una definitiva rottura tra arte e rappresentazione del reale.
“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno.” (Vincent Van Gogh)