Art

Home / Archive by category "Art"

Cubismo

L’esperienza cubista può essere datata attorno al primo decennio del ‘900 a Parigi, a partire dalle innovazioni di Picasso e Braque, e soprattutto dal retaggio di Cézanne che, per mezzo della sua ricostruzione della natura per mezzo dei volumi, ha creato un vero e proprio precedente culturale per il cubismo.
Il termine stesso “cubismo” nacque da un’esclamazione dell’artista Henri Matisse, il quale, osservando l’opera di Braque Case all’Estaque esposta al Salon d’Automne del 1908, esclamò “Tiens! Des petits cubes!” (Guarda. dei piccoli cubi!). Essendo membro della giuria in quell’anno, valutò negativamente le opere di Braque, e l’anno dopo Louis Vauxcelles le chiamò “bizzarrie cubiste”. Da quel momento in poi le opere di Braque, Picasso e altri pittori vennero denominate cubiste.

>Un secolo di cambiamenti
A partire dall’espressionismo, e prima ancora dall’impressionismo, il distacco con la realtà si stava delineando sempre di più. Inoltre il ‘900 può essere considerato un secolo di notevoli cambiamenti, come le guerre mondiali, i cambiamenti geopolitici, le nuove scoperte scientifiche, come la teoria della relatività di Einstein o il principio di indeterminazione di Heisenberg, e gli studi sul tempo del filosofo Henri Luis Bergson.
Queste scoperte in particolare hanno portato ad una diversa concezione della realtà stessa, cambiando per sempre l’idea di uno spazio ed un tempo assoluti. Essendo tutto relativo, ci sono anche diversi punti di vista ed è da questo presupposto che il cubismo crea i suoi scenari.

>Le fasi del cubismo
Il cubismo, in base allo stile e alla tecnica utilizzata, può essere suddiviso in tre fasi: analitico, sintetico e orfico.
Il cubismo analitico è un modo di inserire nella pittura il tempo, la continuità, la durata, in modo tale da rendere su tela non solo l’oggetto che si vuole rappresentare, ma tutto ciò che è l’oggetto stesso nella sua completezza, nel suo essere nel tempo. L’artista si occupava principalmente di “distruggere” l’oggetto fino a disintegrarlo per conoscere ogni suo particolare e in ultima istanza tale oggetto veniva ricostruito nel quadro, nel quale non troviamo la realtà sensibile dell’oggetto, ma una sua vista frammentaria che comprende tutto ciò che l’artista ha visto nell’oggetto. I quadri di questo primo periodo (fino al 1912 circa) sono caratterizzati dall’essere quasi monocromatici, come si nota ne La mandola o nel Tavolino di Braque, preferendo colori come il grigio e il marrone. Questa scelta viene fatta principalmente perché il colore era visto dall’artista come un elemento puramente decorativo e quasi di disturbo nell’analisi, dell’artista quanto dello spettatore, dell’oggetto del dipinto.
Il cubismo sintetico si pone quasi come una barriera verso l’astrattismo. La frammentazione del cubismo analitico stava portando infatti le opere di Braque e Picasso verso i caratteri dell’astrattismo e per evitare ciò vennero fatte due scelte tecniche e stilistiche. In primo luogo, per dar maggior realtà ai loro quadri, troviamo elementi quotidiani come lettere dell’alfabeto e numeri e oggetti concreti incollati sul quadro (tecnica del collage). Usando questi materiali fisici hanno cercato di rientrare nel mondo del reale, del quotidiano, per evitare di finire nel pieno astrattismo. In secondo luogo troviamo un ritorno al colore e immagini più comprensibili. L’artista in questa fase, mentre studia l’oggetto da rappresentare, lo analizza in ogni sua parte come prima, ma ora non propone tutto ciò che ha visto e sentito durante l’analisi, ma rappresenta su tela solo gli elementi che sono rimasti più impressi nella mente dell’artista. Si effettua così non una rappresentazione della realtà, ma una sintesi razionale degli elementi più significativi.
L’ultima fase, il cubismo orfico, sembra quasi un anello di giunzione tra diversi movimenti pittorici di quel periodo. Le caratteristiche principali sono l’utilizzo del colore all’estremo, rendendolo quasi protagonista del quadro stesso, e una rappresentazione di un oggetto che molto spesso non faceva nemmeno parte della realtà, ma poteva nascere da un sogno. A causa di queste sue caratteristiche, questa fase si avvicinò molto all’astrattismo.
Il termine venne coniato da Guillaume Apollinaire per definire il gruppo di artisti raggruppati attorno la rivista Section d’Or e venne usato anche dai critici per definire proprio questi artisti che nell’arco di circa cinque anni seppero creare un ponte tra il cubismo analitico, il nascente futurismo e l’astrattismo,  esaltando la scomposizione dello spazio ma anche il dinamismo, la separazione dal dato reale me anche l’esaltazione del colore.

“Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole.” (Pablo Picasso)

Posted in Art

Espressionismo

Il termine espressionismo indica generalmente un’arte in cui prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà in modo tale da accentuare valori emozionali ed espressivi. Per questo motivo si può estendere il termine “espressionismo” in modo più universale, associandolo ad un senso di deformazione.
Nell’ambito della avanguardie artistiche si associa il termine espressionismo ad una serie di esperienze sorte soprattutto in Germania, rendendo tale movimento artistico un vero e proprio fenomeno culturale.

Come per altre correnti artistiche è impossibile trovare una netta separazione tra un movimento ed un altro, tanto è vero che artisti come Van Gogh, Gauguin, Munch ed Ensor possono essere considerati pre espressionisti. Il motivo risiede nella presenza, all’interno dei loro quadri e nella loro tecnica, di elementi che costituiscono le caratteristiche tipiche dell’espressionismo: l’accentuazione cromatica, un tratto forte e inciso, la drammaticità dei contenuti.

Sebbene il cuore dell’espressionismo risiedesse in Germania, il primo movimento che può essere considerato espressionistico acqua in Francia nel 1905: i Fauves. Tale nome, “belve”, venne dispregiativamente attribuito ad alcuni pittori che esposero nel Salon D’Automne quadri dall’impatto cromatico molto violento. Di questo gruppo facevano parte artisti come Matisse, Vlaminck, Derain, Marquet ed altri. La caratteristica che li accomunava era il colore steso in tonalità pure e un’autonomia delle loro immagini rispetto la realtà. Quest’ultimo effetto era creato prendendo un oggetto reale e reinterpretandolo con molta libertà, traducendo l’immagine in segni colorati che creavano una pittura notevolmente decorativa.

Sempre nel 1905 si costituì un altro gruppo di artisti espressionisti: “Die Brücke” (il Ponte). Nato in Germania, a Dresda, questo gruppo vide come protagonisti principali Ernest Ludwig Kirchner e Emil Nolde. Anche nel “Die Brücke” troviamo i tratti tipici dell’espressionismo: la violenza cromatica e la deformazione caricaturale, ma in più è una forte carica di drammaticità, che nei Fauves non era presente. Troviamo infatti temi come il disagio esistenziale, l’angoscia patologica, la critica ad ad una società borghese ipocrita e ad uno stato militarista e violento.

Un secondo gruppo espressionistico di costituì a Monaco nel 1911: “Der Blaue Reiter” (Il Cavaliere Azzurro). I membri principali furono Wassilj Kandinskij e Franz Marc. Nella pittura dei Fauves, o dei pittori del gruppo Die Brücke, la tecnica era di rendere “espressiva” la realtà esterna così da farla coincidere con le risonanze interiori dell’artista. Der Blaue Reiter propose invece un’arte dove la componente principale era l’espressione interiore dell’artista che, al limite, poteva anche ignorare totalmente la realtà esterna a se stesso. E’ possibile dire che, a partire da questo movimento, si fondano le basi di una pittura totalmente astratta.

>Differenza con l’impressionismo
Sebbene a prima vista i due movimenti possano sembrare simili, essi presentano profonde e sostanziali differenze. L’impressionismo rimase sempre legato alla realtà esteriore, al legame tra luce e occhio e ad una prospettiva piacevole ed interessante del mondo esterno.
L’espressionismo, invece, rifiutava l’idea di una pittura piacevole alla vista, ponendo maggiore attenzione all’interiorità dell’animo umano. L’occhio non è più solo uno strumento per vedere, ma un mezzo per giungere all’interno, dove la vista interagisce con la nostra sensibilità.

“Se il Futurismo si ferma alla pelle dell’individuo, l’Espressionismo fruga nel sangue, nell’anima.” (François Orsini)

Posted in Art

Post Impressionismo

Il Post Impressionismo è un termine convenzionale, usato per individuare le molteplici esperienze figurative sorte dopo l’impressionismo. Il denominatore comune di queste esperienze è proprio l’eredità che esse assorbono dallo stile precedente. Il postimpressionismo, tuttavia, non può essere giudicato uno stile in quanto non è assolutamente accomunato da caratteri stilistici unici. Esso è solo un’etichetta per individuare un periodo cronologico che va all’incirca dal 1880 agli inizi del 1900. In questo periodo vengono superati alcuni concetti dell’Impressionismo, come la tecnica dell’en plain air, preferendo invece effettuare gli studi del disegno all’interno del proprio atelier; presenta inoltre la tendenza a cercare la solidità dell’immagine, la sicurezza del contorno e la libertà del colore.

Da questo momento in poi gli artisti non rappresentano ciò che vedono, non rappresentano più la realtà, ma solo le loro sensazioni. Questa tecnica di tirare fuori ciò che si ha dentro usando la tela come tramite anticiperà fortemente l’espressionismo. Questa volontà è influenzata anche dalle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche che portarono alla nascita della fotografia e del cinema. La civiltà occidentale diviene sempre più una civiltà delle immagini ma, paradossalmente, la pittura in questo processo si trova a svolgere un ruolo sempre più marginale. Diviene chiaro che la pittura non può più competere con la fotografia nella rappresentazione della realtà e per questo motivo, partendo dalle radici dell’impressionismo, i pittori non cercano più di riprodurre la realtà, ma di comunicare una sensazione. In questo breve periodo tali premesse porteranno ad una rivoluzione totale nel campo dell’arte che sfocerà, con la nascita dell’astrattismo, ad una definitiva rottura tra arte e rappresentazione del reale.

“Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno.” (Vincent Van Gogh)

Posted in Art

Impressionismo

L’impressionismo è un movimento pittorico francese che nasce intorno al 1860 a Parigi.
Tale movimento deriva direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana. Tuttavia, rispetto al realismo, non si occupa dei problemi ma solo dei lati gradevoli della società del tempo.
La vicenda dell’impressionismo dura poco meno di venti anni: al 1880, infatti, il movimento può già considerarsi un’esperienza chiusa. Dunque, sebbene di breve durata, questo movimento portò una grande rivoluzione nella tecnica, che ora sceglie di rappresentare solo la realtà sensibile, staccando completamente la realtà ideale per occuparsi solo dei fenomeni ottici della visione. In questo modo l’artista cerca di riprodurre tutte le sensazioni ottiche con la maggior fedeltà possibile.
La poetica dell’impressionismo è quasi del tutto indifferente ai soggetti, proprio per cercare di rendere piacevole qualsiasi cosa rappresenti. L’impressionismo diviene dunque lo stile della vita parigina di quegli anni, come dimostra La Grenouillère di Renoir e di Monet, che non cerca alcun tipo di evasione romantica, ma rincorre la volontà dichiarata di calarsi interamente nella realtà urbana di quel periodo per evidenziarne tutti i lati positivi e piacevoli.

  • Protagonisti
    I protagonisti dell’impressionismo furono soprattutto pittori francesi. Tra essi, il più impressionista di tutti, fu Claude Monet. Gli altri grandi protagonisti furono: Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro e, seppure con qualche originalità, Edgar Degas.
    Un posto separato lo occupano, tra la schiera dei pittori definiti impressionisti, Edouard Manet, che fu in realtà il precursore del movimento, e Paul Cézanne, la cui opera è quella che per prima supera l’impressionismo degli inizi.
  • Date
    1863: Edouard Manet espone «La colazione sull’erba»;
    1874: anno della prima mostra dei pittori impressionisti presso lo studio del fotografo Nadar;
    1886: anno dell’ottava e ultima mostra impressionista.
  • Caratteristiche dell’impressionismo
    _ Rivoluzioni tecniche su luce e colore
    _ La pittura en plain air
    _ L’esaltazione dell’attimo fuggente
    _ I soggetti urbani

> Rivoluzioni tecniche su luce e colore
L’occhio umano percepisce inizialmente la luce e i colori. Dopo di che, attraverso la sua capacità di elaborazione, il cervello distingue le forme e lo spazio in cui luce e colori sono collocati.
La rivoluzione della tecnica pittorica, iniziata da Manet e influenzata anche dalle scoperte scientifiche di quegli anni, parte dalla scelta di rappresentare solo la realtà sensibile. Gli studi di ottica permisero di capire meglio il procedimento della percezione dei colori e della luce. L’occhio umano ha recettori sensibili soprattutto a tre colori: rosso, verde e blu. La diversa stimolazione di questi tre recettori, mediante tre luci pure (rossa, verde e blu), dà la luce bianca. Tale meccanismo viene definito sintesi additiva.
Il colore che attribuiamo ad un oggetto è l’effetto della luce riflessa dall’oggetto stesso. Dunque, un oggetto di colore blu non riflette le onde di colore rosso e verde, ma solo quelle corrispondenti al blu. I colori che l’artista pone su una tela bianca seguono il medesimo meccanismo: selezionano solo alcune delle onde da riflettere. I colori diventano dunque dei filtri che non consentono la riflessione degli altri colori e, in questo caso, sovrapponendo più colori si ottiene, successivamente, la progressiva filtratura, e quindi soppressione, di varie colorazioni, fino a giungere al nero. In questo caso si ottiene sintesi sottrattiva.
I colori posti su una tela agiscono sempre operando una sintesi sottrattiva: più i colori si mischiano e si
sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la
perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà.
Per garantire questo meccanismo, gli impressionisti ricorsero a varie tecniche tra cui il solo utilizzo di colori puri, l’assenza dell’effetto chiaro-scuro creato diluendo i colori, l’accostamento di colori complementari per creare maggior luminosità alla tela, l’assenza del colore nero.

>La pittura en plain air
La pittura, così come concepita dagli impressionisti, era solo colore. Essi, pertanto, riducono, e in alcuni casi sopprimono del tutto, la pratica del disegno. Tale scelta esecutiva si accosta ad un’altra caratteristica propria degli impressionisti: la realizzazione dei quadri direttamente sul posto e non negli atelier. Con questa termine viene definita la tecnica en plain air.
L’en plain air non è una invenzione degli impressionisti. Già i paesaggisti della Scuola di Barbizon utilizzavano questa tecnica. Tuttavia, ciò che questi pittori realizzavano all’aria aperta era in genere una stesura iniziale, da cui ottenere il motivo sul quale lavorare poi in studio rifinendolo fino allo stadio definitivo. Gli impressionisti, e soprattutto Monet, portarono al limite estremo questa pratica dell’en plain air realizzando e finendo i loro quadri direttamente sul posto.
Questa scelta era dettata dalla volontà di cogliere tutti gli effetti luminosi che la visione diretta fornisce nell’esatto momento in cui si vuole rappresentare la scena.

>L’esaltazione dell’attimo fuggente
La scelta dei pittori impressionisti di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee (tecnica dell’en plain air) portò questo stile all’esaltazione dell’attimo fuggente.
Secondo gli impressionisti, la realtà muta continuamente di aspetto, e, come la luce, rende la visione di un momento diversa nel momento successivo. Dunque, per conferire sempre più realismo al quadro, le immagini nella pittura impressionista trasmettono sempre una sensazione di movimento. L’attimo fuggente della pittura impressionista è totalmente diverso dal momento pregnante della pittura neoclassica e romantica. Il momento pregnante sintetizza la storia nel suo momento più significativo; l’attimo fuggente non ha nulla a che fare con le storie: esso coglie le sensazioni e le emozioni. L’impressionismo per la prima volta, dopo la scomparsa della pittura rococò, rifugge dagli atteggiamenti tragici o drammatici e torna a rappresentare un modo felice ed allegro.
L’attimo fuggente della pittura impressionista ha analogie evidenti con la fotografia. Anche la fotografia, infatti, coglie una immagine della realtà in una frazione di secondo. E dalla fotografia gli impressionisti non solo prendono la velocità della sensazione, ma anche i particolari tagli di inquadratura che danno alle loro immagini particolare sapore di modernità.

>I soggetti urbani
Sul piano dei soggetti l’impressionismo si presenta con un’altra notevole caratteristica: quella di rappresentare principalmente gli spazi urbani, e lo fa con una evidente esaltazione della gradevolezza della vita in città. Questa è un’altra novità rispetto i precedenti momenti artistici poiché fino a quel momento la città era vista come qualcosa di malefico ed infernale, soprattutto dopo lo sviluppo della Rivoluzione Industriale, il quale aveva deteriorato gli ambienti cittadini.
Questa diversa atteggiamento nei confronti della città da parte degli impressionisti sfocia soprattutto verso una città in particolare: Parigi. In essa si raccolgono i maggiori intellettuali ed artisti, ci sono i maggiori teatri e locali di spettacolo, si trovano le cose più eleganti e alla moda, si possono godere di tutti i maggiori divertimenti del tempo.
Tutto questo fa da sfondo alla pittura degli impressionisti, e ne fornisce molto del suo fascino. I luoghi raffigurati, nei quadri impressionisti, diventano tutti seducenti: le strade, i viali, le piazze, i bar, gli stabilimenti balneari lungo la Senna, i teatri, persino le stazioni, come nel famoso quadro La Gare Saint-Lazare di Monet.

Posted in Art