Una volta cominciati, i fulmini proseguirono in una successione rapida come non avevo mai visto. I tuoni, che si agganciavano l'uno all'altro con uno strano accompagnamento di crepitii, assomigliavano più al lavorio di un gigantesco macchinario elettrico che alle solite denotazioni celesti di un temporale.
Pensare che quest’opera abbia la bellezza di 120 anni potrebbe far storcere il naso, catalogandolo come un libro “vecchio”, ma già dalle prime pagine ciò è quanto di più sbagliato si possa pensare dell’opera di H. G. Wells. Non solo ha uno stile molto attuale, ma parla addirittura di macchine volanti, quando la loro invenzione risale all’inizio del ‘900.
Ciò che più mi ha colpito del suo stile è stato il mix perfetto tra dati scientifici (le nozioni dell’epoca riguardo Marte, il ruolo dei batteri, l’evoluzione) e le analisi sociali, con la descrizione della popolazione a partire dal primo contatto, fino allo stato di disperazione che riversava nelle strade. Dall’attacco subito da parte dei marziani il protagonista capisce che l’uomo non è padrone del mondo, non ha un diritto sul possesso della Terra, e che quindi potrebbe essere spazzato via da essa da una civiltà più tecnologicamente avanzata. Le sue riflessioni rispecchiano sin da subito questa consapevolezza e, in modo velato, tocca altre tematiche attuali, quali la schiavitù o la supremazia nei confronti di altri popoli.
In generale ho trovato questo libro veramente molto piacevole, un must per gli amanti del genere fantascientifico di cui Wells è considerato uno degli iniziatori.